giovedì 27 settembre 2012

I Tesori di Cividale


Una posizione strategica lungo il corso del Natisone, quella di Cividale, piccolo centro del Friuli che brilla per la numerosità dei suoi tesori, perle di arte antica radunate nello spazio ristretto di questa cittadina di 11mila abitanti.
Dal Tempietto Longobardo all’Ara di Ratchis, dall’Ipogeo Celtico al ponte del Diavolo, dal Duomo al palazzo dei provveditori, Cividale custodisce un numero rilevante di testimonianze storiche, preservate più facilmente che in  altri luoghi grazie al fatto di trovarsi in posizione marginale rispetto alle rotte classiche del turismo più invasivo.
Cividale nasce come fortificazione romana al tempo di Giulio Cesare, ma presto diventa un centro abitato con un mercato che attira i commerci da tutta la regione limitrofa. Per questo il suo primo nome è Forum Iulii, da cui il nome della regione Friuli. Al tempo della discesa di Attila in Italia, assume su di sé le attività amministrative un tempo svolte da Aquileia, e diventa Municipium, cioè capoluogo di regione. Ma è con la discesa dei Longobardi in Italia a partire dal 568 che la cittadina cresce, diventando capitale del primo ducato longobardo in Italia. Nel 737 il Patriarca di Aquileia pone qui la sua sede e, dopo la discesa in Italia dei Franchi, diventa un centro culturale e capitale della Marca orientale, cioè a dire di circa tutto l’attuale Friuli. Una posizione dominante di centro politico e commerciale, che con alterne vicende conserverà fino all’arrivo dei veneziani nel 1419. Da allora, la rivalità con Udine, la quale era in forte ascesa grazie a una più congeniale posizione geografica, caratterizzerà la sua storia, mentre pestilenze, guerre e la perdita di potere sul territorio a scapito della Repubblica di Venezia ne decreteranno sempre più la marginalità e la decadenza. Ma non per i turisti di oggi.
Irrinunciabile, nel corso di una visita, fermarsi al Tempietto Longobardo, lo splendido esempio di scultura altomedievale del VII secolo, ma da non dimenticare un luogo forse meno eclatante, ma ricco di misteri: è l’Ipogeo Celtico, un intricato dedalo di cunicoli e gallerie che si estende sotto la città Incerte sono le origini di questo ambiente ricco di fascino scavato nel sottosuolo: si crede avesse una funzione funeraria, forse all’epoca dei primitivi abitanti celtici del luogo, ma è stato certamente riutilizzato ai tempi dei romani e dei Longobardi, forse come carcere, forse come serbatoio di raccolta delle acque. Incerto anche l’uso di bagno sacrale, secondo alcuni studiosi, ad uso della comunità ebraica di Cividale, che qui vicino aveva la sua sinagoga.
Sei semplici gradini scendono dal livello della strada al primo piano di questo ambiente sotterraneo, che si apre con una grande sala da cui si dipartono tre corridoi in discesa. L’orientamento si perde subito, ma si capisce che i livelli scavati nella roccia sono più di uno.  Alcuni sedili e panche di pietra dall’uso sconosciuto sono ai lati dei corridoi, altrove pilastri e cunicoli tracciano l’architettura suggestiva di questo luogo. Due mascheroni, teste umane o leonine con le fauci spalancate, sono scolpiti grossolanamente sull’arcata di due dei tre corridoi. Anche questo un segno del mistero: che cosa volevano rappresentare quei mascheroni? Non si sa. Forse divinità antiche, forse abbellimenti di epoca rinascimentale. Incerto, come il loro utilizzo, è lo sviluppo di queste gallerie. Oggi si fermano al livello del fiume, senza via d’uscita, ma non si esclude che, nel passato, avessero una loro destinazione, ed una risalita al livello del suolo, in un luogo che resta ancora da scoprire.

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